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Cose che ho imparato in Danimarca, standoci un anno.


La Danimarca ha appena chiuso i confini, è su tutti i giornali: essendo essa più che altro "un prolungamento" della Germania è ovvio che la misura sia stata presa per emigrati siriani e non provenienti da là, più che da altri in arrivo da tutti gli altri sbocchi (tipo svezia, cosa che escludo essendo la svezia invece piuttosto prona ad accoglierne ed una infatti delle mete finali di tutti i poveri espatriati)

Eppure quando c'ero io (2000-2001) la Danimarca era piena di non-danesi. A parte me. E' stato il primo luogo in cui sono venuta a contatto con improbabili cinesi, croati, filippini con nomi danesi. Ce ne saranno stati 60 solo nel mio minuscolo paesino. A parte gli adottati, che erano comunque tantissimi e che sfoggiavano con nonchalance occhi a mandorla con cognomi come "Rasmussen" ,c'era anche una foltissima comunita polacca-varie ed eventuali.

Ricordo ad esempio una ragazza di Cracovia che girava con dei santini tipo carte tarocchi perchè in Danimarca non c'era la chiesa cattolica ( in effetti nella chiesa locale il prete era donna e sul muro c'era attaccata una barca)

E non è l'unico ricordo che ho, NO NO.

1)GLI ANNI 70 COME SE PIOVESSE/LA MUSICA

E' novembre: io giro per i corridoi infiniti e di design del mio liceo "Grindsted Gymnasium" e sento in sottofondo "summer lover" ,seguo la canzone come in un sogno e spunto in una delle 400 aule magne: stanno provando "Grease" come spettacolo di fine anno. Grease, per la miseria. Da intervallare alla rock band locale che verrà facendo strappare a tutte le ragazze quella versione pre-extension che erano le cipolle con i capelli attaccati. Una mia amica brasiliana fa la parte di CHA CHA. Io non ho mai visto Grease per intero e dico solo "ah" quando me lo dice.

Ma non è solo questo . Lo stile anni 70 e la musica si pavesano in continuazione: come dimenticare una festa in un pub in cui mentre ballo con una sorta di Claudio Amendola biondissimo quasi albino parte "dancing in the moonlight" -quella ORIGINALE, proprio nell'anno in cui impazzava la sua cover- e tutti fanno "uhhh!" più altri ridolini di approvazione?

2)GLI ANNI 70 COME SE PIOVESSE/LO STILE

Nonostante le donne danesi non fossero particolarmente chiattone -e comunque le chiattone avevano risolto andando direttamente in giro in shorts- mettevano sopra i loro jeans- rigorosamente svasati- dei foulard. Lo facevo anche io, ovvio. Eravamo tutte come mini microfoni di Steve Tyler, e tutte con colori diversi, perchè in danimarca la moda anche quando esiste non esiste, o comunque è contata (di questo parlerò dopo)

3) SCUSI IL RITARDO PROF, MI STAVO LAVANDO I CAPELLI

Non di rado a scuola arrivava gente con i capelli bagnati. Non che queste donne stupende avessero bisogno di chissà quali accorgimenti, ma arrivare a scuola con i capelli fracichi era proprio un "tiè, voglio vedere VOI RESTO DEL MONDO andare in giro così", neanche troppo sfacciato a dire il vero.

4)VUOI FUMARE??ok.

In Danimarca si può fumare ovunque. Nelle scuole puoi fumare quasi ovunque. Se entravi nella casa di chiunque venivi investito da una folata di puzza di sigarette, sopattutto se questo chiunque era il mio vicino paraplegico con tre figli, che non solo non ho mai visto all'aria aperta, ma neanche non fumare.

I reali svedesi che non fumavano venivano chiamati snob dalle riviste sui reali danesi.

5)MULTITASKING

I prof si chiamano per nome. Non per cognome.

Di solito insegnano due tre cose, tipo il mio prof di scienze- materia che consisteva nell andare in un lago la vicino ,mettersi una specie di tuta alla gravity ed entrarci dentro- era anche il prof di educazione fisica . Quella di francese anche di spagnolo. quella di Danese anche di un altra cosa che non ho mai capito. Mi pagava 200 korone per insegnarle l'italiano a casa sua perchè il figlio stava per sposarsi con una certa Elisa e voleva imparare la nostra lingua.

i voti erano segreti, non venivano mai detti ne afflitti, proprio come quando dici "il voto è segreto". Non è stupendo? come mai nessuno l'ha mai usata come scusa o almeno come battuta, qui da noi?

6)SESTETTO DI BIRRE

Se vai a trovare qualcuno, e ti levi le scarpe e vai nella sua cameretta e chiaccherate o accendete candele o attacate poster con della roba strana perchè i muri in Danimarca sono in cartogesso e usano tutt un altro metodo, avrai in regalo un sestetto di birre.

7)SAY MY NAME SAY MY NAME

I nomi danesi sono pochissimi . A parte i personaggi disney che hanno nomi veri e propri (paperino si chiama anders) almeno dov'ero io, piccolo paese del midtjutland- praticamente la Latina di Danimarca- avevano quasi tutti nomi americani: chi può dimenticare kenny? tra tutti i nomi chiamato come uno di southpark? (lui poi, maratoneta alto due metri) ma soprattutto jeff e john, che nella tradizione danese si leggono IEFF e IOHN? menzione speciale per il cessetto BRIAN, che si legge proprio..Bree-an.

8)AVRò QUEL PANINO. E TUTTE QUELLE SALSE

Avevo deciso di spargere la voce che la Danimarca è la soluzione alla povertà e allo spilorceria il giorno che sono entrata in un mac donald ed ho scoperto che là le salse vengono distribuite da enormi pusher di salse. Tipo quello dello slurp di Apu ne i Simpson

E non vi ho detto dei soldi che si possono fare raccattando le bottiglie di vetro! Oh mio dio! Almeno tipo 10 centesimi ogni 30!

9)PARTYTIME!

IN DANIMARCA le feste si fanno in casa. Io metto la casa -nel caso della mia amica Stine non era manco sua ma dei vicini momentaneamente in vacanza - e te porti il tuo da bere. Nella classica busta di plastica lidl, che solo in Danimarca può fare party.

Sono stata a feste di tutti i tipi, nonostante il loco desertico: festa di natale, festa anni 80, festa pre viaggio di una-che poi era un viaggio di due settimane,mai capito sta cosa. In una siamo rimaste alzate fino alle 3 a vedere american beauty. In un altra dato che era in mezzo alla campagna dovevamo tenere tutte le finestre chiuse e respirare solo ogni tanto, perchè in Danimarca si concima solo con la POOPOO.

10)Q8

Chi non fà la spesa al Q8?Nessuno.hanno ragione. invece al Q8 in Danimarca-chiamato proprio q otte,ignorando il gioco di parole che dovrebbe rimandare al kuwait,ossia k-eight) si compra tutto: io c'ho fatto anche i regali di natale. Anche perchè i benzinai erano già stati soppiantati da un bel pezzo quando c'ero io, sostiuiti da micidiali negozioni di cd, caramelle, vestiti. Ah, i vestiti, cosa stavo per ignorare

11 )DRESS TO CHILL

I vestiti in danimarca sono numerati.Sembra il mercato nero. ce nè uno per ognuno. Ricordo una camicia nera della ONLY2000 comprata all ultimo minuto grazie ai soldi di una ragazza giapponese con cui avevo visto the gladiator, implorata perchè "senno la prende qualcun altr e CIAO!"

Idem per un bellissimo vestito nero, che prestai a Valentina dc, che lo accorciò durante il prestaggio.

12) LET'S WALK. EITHER TAKE THE TRAIN

Nessuno ha il motorino in Danimarca. Neanche la bici. Aspettano la macchina,che è quasi sempre una golf di 30 anni prima e nel frattempo, camminano. camminando camminando sono andata da un paese all'altro dopo essere rimasta a dormire fuori-cho messo 6 ore- perchè avevo perso il treno. Una volta che l'ho preso invece ,per andare a Kobenhavn, ho conosciuto uno che mi ha detto di essere l'allenatore di una squadra della serie faxe condi- la serie A loro, chiamata come una nota gassosa -

All'epoca parlavo con tutti. Uno mi ha fatto accomodare nel suo scompartimento, dove poteva fumare le puzzolentissime sigarette king, vendute in un improbabile confezione con la carta a scoppietti, non le scorderò mai.

13)KOBENHAVN

A Kobenahven sono andata a visitare la fabbrica di cioccolatini e quella della tuborg (o era la carlsberg-? o la dreher?) .Si, davano campioni gratis dei loro prodotti in entrambi.

Ero ospite di una signora che un giorno per farmi un regalo si è allontanata e mi ha lasciato fuori un negozio, facendomi restare malissimo, oltre che come una cogliona

Era una spugna a cuore.

Ho visto anche la sirenetta, a cui avevano da poco riattaccato la capoccia, completamente di un altro colore.

14)RITORNO A CASA LEGOLAND

Il divertimento era andare a legoland, il parcogiochi. ci sarà andata 15 volte in 10 mesi. Tutti quelli che conoscevano erano legati a legoland: chi lavorava all'angolo delle macchinine, chi aveva un nonno che aveva fatto un cervo in pezzi lego. Non facevano che indicarmi costruzioni. Mi ero messa in testa che gli stessi giochi fossero fatti in lego ed avevo paura a salirci (un bruco mela in lego! ci pensi?)

Dentro si mangiava in un castellol'ambientazione era stranamente 400esca, come quelle fiere rinascimentali che fanno ogni tanto itineranti, con la gente che ti chiama donzella e i tipi che si sfidano a duello.

Le porzioni erano enormi, non ho mai finito un pasto lego in vita mia, nonostante la cascata di pinoli affumicati e il salmone arrosto.

15)AEREOPORTI

La tipa che mi ospitava lavorava ad un bar all aereoporto di billund, ora non ci lavora più.Ogni tanto quando dovevo tornare a casa la aspettavo la. mi dava sempre da bere del succo d'arancia.

la gente poi mi faceva: ma,perdio,non sei partita? Giuro che ti ho visto all'aereoporto!

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