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Spotlight


dai rilascia la scoreggia, Mark Ruffalo!

I più grandi se ne vanno via sempre nella maniera più ridicola: Prendi Alan J Pakula, il regista de l'Ispettore Klute o di Tutti gli uomini del presidente: fermo in auto per L.A., una macchina gli inchioda davanti e un enorme cono di acciaio contenuto in essa scivola e va a schiantarsi sul vetro anteriore di quella del buon Alan: decapitazione e morte IMMEDIATA.

Fortunatamente vent'anni dopo il suo fantasmino continua a aggirarsi tra i vari studi ed ultimamente ha sfiorato gli ideatori di questo "Spotlight," la storia vera di come un gruppo di 4 giornalisti investigativi abbia portato alla luce più che l'enorme scandalo pedofilia nella comunità ecclesiastica bostoniana il fatto che fosse stato talmente insabbiato al punto che i fatti su cui i 4 paladini si concentrano son vecchi di 20 anni, le vittime tutte cresciute e ovviamente non messe troppo bene.

Ma il fantasma di Alan poteva fare tutto? Ovviamente no: il casting è toccato a qualcun'altro e purtroppo Mark Ruffalo, Rachael Mac Adams o Liev Schrieber non sono Dustin Hoffman, Robert Redford o Donald Sutherland. No. Per un cazzo!

L'impianto è di quelli terribilmente narrativi: conta solo la storia, il che va pure bene quando la storia è incredibilmente interessante. Nessuno nega l incommentabile negatività di quegli eventi ma il motivo per cui "Erin Brokovich" è stato fatto non è certo per raccontare la lotta allo stato di un gruppo di ingiustamente avvelanti cittadini, ma per la particolarità che a portarla avanti sia stata una disoccupata mignottesca con vari bambini: quando alla fine ella viene ricompensata con due milioni di dollari noi spettatori siamo stupiti come lei, ma chi puo stupirsi quando 4 giornalisti esperti ed organizzati vincono il pulitzer del 96? Nessuno?

Alcuni film poi suggeriscono una soluzione: ad esempio all'annosa piaga dei preti pedofili si è sempre detto che è dovuta all'innaturale condizione in cui vivono il celibato i padri cristiani e che basterebbe permettergli il matrimonio con altri che non sia solo Gesù, ma questo film non lo fa: è stranamente neutrale, senza particolari scosse a parte quando le frustrate vittime ripetono urlando che "la cosa peggiore è stata che tutti sapevano, fino al vaticano, ma nessuno han fatto nulla" frase che, con tutto il rispetto per i pluricandidati del film, suona proprio come una cosa che direbbe uno scrittore ben educato in vena di frasi ad effetto e non come qualcosa che direbbe un ragazzo vittima di abusi: sono infatti abbastanza sicura che la cosa peggiore per lui sia stata, uhm, l'abuso in sè.

Un film con ben 4 protagonisti poi ha bisogno di un minimo di disegno, altrimenti i 4 rischiano di moldarsi in un unico incolore informe personaggio intelligente e accolturato. E di parlare solo del loro caso per tutto il tempo. E dio santo se lo fanno.

Pensate ai giovani studenti di Harvard di " Reversal of fortune" (il caso Von Bulow) o l'appassionante base lavorativa di Zero Dark Thirty o anche di Argo, e dimenticateli.

E' come se questo film pensasse che il grosso del gioco devono darcelo quei piangenti molestati che si vedono per 12 secondi e che i protagonisti servano solo a fare l'indagine e andare avanti fino alla soluzione.

I nostri poi non cambiano praticamente in nulla alla fine dei due infiniti tempi: Erano bravi e capaci e lavoravano in un noto giornale all'inizio e cosi fanno alla fine. Nessuna promozione, nessun cambiamento di punto di vista. Apparte quel premietto là.

E la cosa peggiore è che mi sa che il premione là lo vincerà anche questo film. Questa onoratissima gloriosa boria .

ps: la colonna sonora è interamente composta da un piano random .

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