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Il Ragazzo di Campagna

Io detestavo Renato Pozzetto da piccola.

La cosa che proprio mi irritava era che secondo me non faceva ridere. In più ha un grave caso di anticarisma, anche se nei film ha sempre parecchie sventole da tutti i lati.

Nonostante tutto, non si può dire che sia antipatico. Tutt'ora cambiare canale e trovare la sua faccia paciosa e i suoi colletti aperti sulla budria è molto casalingo e avvolgente e recentemente ho rivisto Il Ragazzo di Campagna.

Il film parla di un campagnolo che si trasferisce a Milano, conosce una ragazza, si innamora, ma poi torna in campagna. Fine.

Non serve neanche come documento in quanto la Milano anni '80 che si vede nel film non è quella delle feste, degli scandali, di De michelis che chiude e apre le discoteche (che bell'immagine è? Peccato non esserci stati) ma una random che ricorda più Napoli che altro.

Pozzetto ha 40 anni è un contadino mai uscito da bosco tre case che decide improvvisamente di andare a cercare fortuna nella città. Nei primi ventiminuti c'è praticamente solo lui dato che tutti gli altri comprimari sono sconosciuti che servono solo a dargli la battuta, madre compresa.

Facciamo la conoscenza anche di una vicina di casa, maria rosa, una giovane innamorata del Pozzetto non corrisposta per via di alcuni finti brufoli.

In città finalmente arriva un altro protagonista, un Massimo Boldi accolto come l'acqua nel deserto- nonostante il suo soprannome "lo scureggione", ma il suo è poco più che un cameo, dato che sparisce dopo aver provato ad introdurre il cugino all'arte dello scippo.

Pentito scippatore, Pozzetto riporta sedutastante la borsetta alla vittima, che è un agente immobiliare con le sembianze di una modella.

La donna -scusate se lo scrivo anche se è ovvio- gli prepara un piatto di pasta, seguono vicissitudini pseudo romantiche con lei che si accolla il buon pozzetto per ragioni solo a lei chiare.

In finale, dopo esser scampato ad un dandy 60 enne identico a Enzo Ferrari che lo vorrebbe spacciatore di erba fuori le scuole (si, mi sembra proprio il tipo adatto), Pozz torna a casa dove la maria rosa di prima non ha più brufoli ma un paio di shots inguinali . Anche se la modella/agente lo ha raggiunto per fargli una sorta di confessione d'amore, Pozzetto decide di restare con la campagnola, avvinghiati sul trattore pronti ad affrontare orizzonti lontani, o almeno il fiume di fronte.

Credo di aver visto poche volte un film con le scene telefonate come questo, è come se si vedessero due volte, tanta l'anticipazione messa su ogni siparietto. Ad esempio: prima che Renato si trasferisca nel mini-mini monolocale - una scena che solo in Italia poteva diventare leggendaria - si sottolinea un sacco di volte quanto sarà "funzionale" e "pieno di gadget!", "con le pulizie incluse" tant'è che quando si arriva nel loculo con la scusa dell'abitazione, sembra di esserci stati già da mezz'ora.

Se Sergio Leone pur non essendo mai stato in America seppe disegnare così bene le terre di frontiera western , Castellano e Pipolo sembrano brancolare nel buio quando si tratta di parlare della capitale meneghina, coacervo per loro di rapine, violenza, donne che puntano solo ai soldi, uomini che sono più che d'accordo con questo principio, però devo dire che è forse la cosa che ho preferito: quella libertà di andare contro la proloco che ti ospita degli anni 80 ad oggi è totalmente persa: ora infatti, proprio come roger corman che suggeriva di trovare una scenografia strana e poi scriverci intorno la sceneggiatura, si cerca prima un posto a cui leccare il culo pur se la storia non è assolutissamente possibile da settare là (vedi: LA PUGLIA ) e poi vi si scrive la storia dentro, possibilmente con inquadrature di paesaggi dalla fissità cartolinesca.

Sai che sto quasi rivalutando questo film? Alla fine questa è la coppia che ci ha dato college.

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