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PERSECUZIONE (alessandro piperno, recensione)


Voglio fare una premessa: io abito lateralmente ad una sinagoga da anni. Per dire, l'unica altra casa in cui ho vissuto in questa città era invece di fronte lo stesso tempio. Quest'estate per la prima volta ci sono entrata, nell'ambito di una seratina musicale aperta a tutti. Tutto l'interesse che potevo avere per la situazione è stato sollevato dalla sensazione GOBSMACKED nel vedere facce che non avevo mai visto: nessuno, dai ragazzini ai genitori ai per la miseria fotografi mi era familiare. Li guardavo e riguardavo mentre gli passavo davanti ma non conoscevo nessuno.

Piperno, da quel che ho letto fin ora (3 libri, un intervista e una sorta di dissertazione filosofica sulla Lazio uscita sulla gazzetta! ), deve il suo successo a questo: gli altri ebrei noti di successo -mentana. mimun, di benedetto, lerner...- sono come i tizi che quella sera alla sinagoga facevano finta di nulla di fronte ai miei sguardi ??? e !!!!, mentre Piperno invece è quello che ti riguarda fisso e ti dice: si si, sono ebreo, anzi ora ti racconto a che scuola andiamo, come facciamo a riconoscerci, cosa mangiamo, che associazioni abbiamo fondato, persino come vi chiamiamo, tje!"

Roma, 1986: Leo Pontecorvo è un bell' oncologo di fama mondiale di 48 anni: ricco già di famiglia, è solo migliorato col tempo sposando una donna che non ha mai tradito e che ama ora come 20 anni prima, . due figli, casa all'olgiata, amici del cuore stabili, e persino una certa fama in quanto scrive una colonna sul corriere della sera: insomma è quel tipo di persona che sul curriculum scrive a "difetti" "sono troppo generoso" o "collezziono troppi vinili classici " o "mi piace troppo l'arte e la letteratura"

Pensate che perlomeno Leo abbia non so, un carattere di merda? se la tiri? ma assolutamente no! anzi i litigi con la moglie girano esclusivamente intorno al suo essere troppo buono e il "fare troppe battute" a tavola.

Come minimo, uno così, secondo la logica più logica, quella che si trova, non so, nei film disney di Lindsay Lohan, DEVE essere punito: ed infatti Leo improvvisamente viene messo sotto accusa per i seguenti reati

:evasione

ricilaggio

detenzione materiale pedopornografico

Se le prime due non ci vengono mai spiegate del tutto, la terza è la materia del romanzo: Leo infatti inizia, dopo vari tentennamenti nel quale poi cade per il famoso troppo buono di sopra (in effetti, se maurizio costanzo vuole dare un seguito a troppo belli dovrebbe comprare i diritti di questo libro) a rispondere alla fidanzata con il suo 12 enne figliuolo che gli aveva proposto delle avances scritte- i due si parlano a malapena- : il materiale delle sue missive non è quivi descritto (sappiamo solo che ad una certa le scrive bambina cara ) ma vengono nascoste alla moglie e comunque scritte sicuramente con fare malizioso: insomma, il processo è morale prima che penale e lui stesso sembra a tratti OK con questa cosa.

Se in ogni libro, dall'autobiografia della sorella di janet jackson a un manualetto per i lego che avevo io, c'è l antagonistaanche in questo cè, anzi ce ne sono a iosa: praticamente tutti sono contro Leo! d'altronde si chiama "persecuzione",eh : quindi vediamo c'è la moglie che già non mi pareva la donna "dolcissima e docile" che leo va spotteggiando ogni 3x2: ella manda il marito a vivere in cantina, immagino anche con un gesto "ma va affanculo va" ogni volta che scende le scale del rustico mogio mogio, poi cè l'avvocato che chiede una cifra astronomica-70 milioni, nell 86 e come anticipo!- e che poi si rivela diciamo non all'altezza e magari ancora geloso per cose successe nel 65, aggiungiamo il magistrato che osa usare delle prove come prove, e persino un ex paziente guarito che lo chiama per ringraziarlo ma lo fa con modalità rompicoglionesche quindi boo boo anche a lui.

Il libro finisce come doveva finire, ma con perplessità: se ho gradito totalmente la mai chiarezza del suo coinvolgimento-almeno io l'ho letta così- perché insistere sulla buona fede / buone intenzioni della moglie, Rachel? Già le prime 40 pagine sono tutte raccontate dal suo punto di vista e sono ne piu ne meno che una sequela di rimbotti su vari argomenti, dalla politica estera alla moglie di un amico, perché non lasciare che il lettore si faccia una sua opinione invece di spiegargli fino alla tagliatura del capello più sottile che la storia ricordi perché rachel fa così?

Rachel è in assoluto la grande colpevole del libro, e nulla può cambiare ciò, anzi non ho paura di dire che il secondo tomo di quest opera (inseparabili) è scritto unicamente per riabilitarla: livorosa, giudicante, pedante, piperno poi non l'aiuta granchè: la laurea in medicina e conseguente cattedra di Leo viene vista come qualcosa che era poco più di una formalità- forse suggerisce qualche aiuto?-il che avrebbe avuto senso se poi leo avesse fatto non so il dottore di provincia e non il grandissimo oncologo che è diventato. La Laurea di Rachel invece viene festeggiata come nobilissima in quanto prima nella famiglia. La Famiglia di Leo viene accusata poi di troppa ricchezza e di uso strano dei soldi - cè una scena in cui se li portano da paese a paese in effetti ridanciana- mentre rachel si vanta di essere solo benestante: il fatto è che anch'ella in realtà è nata ricca, solo non quanto Leo, la sua lagnanza quindi suona solo come invidia, più che come disprezzo.

Inoltre Rachel passa dal sostenere il marito in maniera piena a mandarlo in esilio appena vede che la situazione non si sgonfia: in che modo pare una scelta nobile questa? cioè a parte la gravità, e la supponenza, il metro per una scelta così enorme -il mutismo-può essere l'aumento di pettegolezzo e la mancanza di inviti a cena? Il libro senza questa partecpazione attiva del Pip c'avrebbe sicuramente guadagnato, sarebbe stato infinitamente meglio del più materiale-in ogni senso- inseparabili- ma Alessandro si è ritagliato la parte del tipo che alle feste al country club si avvicina a Rachel e fa da controparte alle sue lamentele , al suo sotto sotto essere felice per il marito arrestato, giustificando il suo ammutolirsi di fronte al ritrovamento di un playboy in cantina. Ed è una cazzata, sinceramente.

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